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Cnr mappa aree più colpite dal cambiamento climatico

Si rischiano conseguenze su agricoltura e disponibilità idrica

04 luglio, 16:17
Gli hot spot climatici (in rosso), il circoletto nero indica che il cambiamento è significativo. Il cambiamento è via via meno forte per le aree indicate in arancione, giallo e verde (Cnr) Gli hot spot climatici (in rosso), il circoletto nero indica che il cambiamento è significativo. Il cambiamento è via via meno forte per le aree indicate in arancione, giallo e verde (Cnr)

Il cambiamento climatico non è uguale in tutte le aree della Terra. Esistono 'punti caldi' (hot spot), aree che si stanno riscaldando più rapidamente di altre e che fanno osservare variazioni importanti nei valori medi e nella variabilità inter-annuale di temperatura e precipitazione.

Amazzonia, Sahel, Africa occidentale, Indonesia e Asia centro-orientale sono le aree del mondo più interessate, ma anche il Mediterraneo è coinvolto. È quanto emerge dallo studio dei ricercatori dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima e dell'Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.

"In tutte le aree identificate come 'hot spot' sono stati riscontrati cambiamenti congiunti in molti dei parametri climatici considerati (temperatura, precipitazione e loro variabilità), confermando che queste specifiche regioni sono soggette a modifiche delle condizioni climatiche complessive'', spiega Antonello Provenzale, direttore dell'Istituto di geoscienze e georisorse. ''In generale, tuttavia, quasi tutte le regioni del mondo mostrano cambiamenti importanti in almeno alcuni parametri climatici. Nel bacino del Mediterraneo, in particolare, la temperatura media estiva è cresciuta di circa un grado negli ultimi cinquant'anni, parallelamente all'aumento del rischio di onde di calore estive".

I parametri presi in considerazione sono: temperatura media; precipitazione; variabilità inter-annuale di temperatura media e precipitazione; frequenza di stagioni con temperatura e precipitazione media più alta delle massime nel trentennio precedente; frequenza di stagioni con precipitazione media minore della minima media stagionale nel trentennio precedente.

I cambiamenti registrati in tali parametri - avvertono gli esperti - possono avere effetti importanti sugli ecosistemi, sulle produzioni agricole, sulla disponibilità di risorse idriche, sul rischio geoidrologico. 

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