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Mose: Consorzio Venezia Nuova punta su trasparenza

Dopo inchiesta timone a Commissari,'deve essere tutto pubblico'

02 luglio, 14:44
Giuseppe Fiengo Giuseppe Fiengo

VENEZIA - Trasparenza. E' questa la parola d'ordine dei commissari che, dalla fine del 2014, in seguito all'inchiesta sul Mose, hanno preso le redini del 'Consorzio Venezia Nuova' con l'obiettivo di portare a compimento la realizzazione la grande opera per la difesa di Venezia dalle acque alte.

"Siamo convinti - spiega Giuseppe Fiengo, il commissario che da aprile si è aggiunto a Luigi Magistro e Francesco Ossola - che i punti fermi per contrastare la corruzione siano due aspetti da evitare: il guadagno eccessivo, che un'impresa può stornare indietro a chi gli ha dato l'appalto, e la non trasparenza delle operazioni".

Fiengo, che segue in particolare i contratti e i finanziamenti, punta il dito sul fatto che un imprenditore straniero che voglia investire in Italia non possa uscire dalle logiche che ritardano i tempi e fanno lievitare i costi. "Noi - riprende - siamo funzionari pubblici chiamati a fare il mestiere degli imprenditori. E l'idea che abbiamo deciso di seguire è l'applicazione del regolamento europeo sulla trasparenza, facendo pubblicare tutto quello che si può, con i soli limiti relativi agli atti in via di formazione e alla tutela delle imprese". La privacy, qui, non c'entra: "E' un concetto - chiarisce Fiengo - che non esiste sui soldi pubblici, riguardo ai quali non c'è nulla di delicato. Il discorso è semplice: se si fa un subappalto bisogna sapere tutto, se chi lo assume è in grado di farlo, a quanti soldi prende, per capire quanto vale il lavoro complessivo. E' per questo che la nostra idea è l'assoluta trasparenza, anche se non è facile, visto che ci sono alcune resistenze".

La svolta del Consorzio, allora, parte proprio dalla filosofia che muove il sistema dei commissari. "Siamo qui - osserva Fiengo - per mettere a posto qualcosa che si è evoluto in tanti anni, e per poterlo fare vogliamo sapere tutto quel che è successo, aver chiaro il meccanismo per cui si è prodotto il guasto". "E anche gli imprenditori - sottolinea - devono capirlo: se, prima, gli accordi si prendevano a voce, adesso lo si fa solo per iscritto, con chiarezza e nei momenti opportuni, anche con brutalità. Ma è finita l'epoca del chiuso. E spero che le imprese capiscano che questo, oltre che per noi pubblici ufficiali che spendiamo soldi pubblici, si traduce anche per loro in una convenienza: i lavori del Mose non possono essere fatti risparmiando e nessuno leva loro i soldi. Ma ci devono dire quanto pagano le persone che lavorano".