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Festival Acqua: male depurazione e dissesto ma segnali di crescita

Presentato il rapporto di Utilitalia su gestione risorse idriche

09 ottobre, 18:21
Festival dell'Acqua Festival dell'Acqua

MILANO - Abbiamo l'acqua più economica d'Europa, ma siamo anche quelli che hanno uno dei maggiori usi pro capite del Continente, mancano investimenti e abbiamo "una spada di Damocle di 200 milioni di euro l'anno" che saremo costretti a pagare all'Europa a causa dei ritardi della depurazione.

Il Rapporto Generale sulle Acque, presentato oggi da Utilitalia, rappresenta un po' la sintesi e il momento simbolo dei cinque giorni del Festival dell'Acqua in corso a Milano e che termineranno domani. Un evento che finora ha visto gli interventi di 208 relatori in 37 convegni tecnici, oltre a decine di eventi con nomi noti della cultura e dell'intrattenimento, sempre ispirati alle risorse idriche. Nel volume sono raccolti gli effetti e i difetti dell'acqua nel nostro Paese. Con un confronto internazionale sulla gestione delle risorse idriche. Per un bilancio finale che vede "luci ed ombre al tempo stesso". Nel capitolo delle ombre rientra il quadro degli investimenti. Per raggiungere livelli standard su infrastrutture e servizi, spiegano, "in Italia ci sarebbero da investire - secondo i dati dell'Autorità per l'Energia elettrica, il gas e il sistema idrico - circa 65 miliardi di euro nei prossimi trent'anni". Una somma che Utilitalia declina in un flusso annuale di circa 5 miliardi, di cui un miliardo "per recuperare i ritardi in fognature e depurazione", tra i 2,5 e i 3,5 miliardi "per sostituzione di reti o manutenzioni straordinarie" e un altro miliardo "per la tutela dei bacini e delle falde idriche".

Dall'altra parte, però, "la luce" è data dal fatto che - come si legge in più parti del rapporto - "dopo decenni di immobilità del settore e sfiducia del settore creditizio per un comparto dalle normative instabili, il lavoro dell'AEEGSI sul Metodo Tariffario sta producendo una nuova attenzione dal mondo finanziario". Risorse necessarie per un settore che "conta su soldi pubblici solo per il 10,8% degli importi necessari", mentre il resto è coperto dal ricorso al credito. Nel 2014, intanto, sono state finanziate opere per 1,8 miliardi di euro, segnando un +14% rispetto al 2011. "Il quadro è destinato al miglioramento", anche grazie agli investimenti programmati dalle principali società: l'Acea di Roma dichiara di voler investire 528 milioni di euro, la società MM di Milano 200 milioni per rinnovare acquedotti e fognature, la Smat di Torino ne investirà 416 milioni e la Iren di Genova 210 milioni in depuratori. Senza contare l'istituzione della Struttura di Missione del Governo sul dissesto idrogeologico e le infrastrutture idriche che, come ha avuto modo di spiegare il responsabile Mauro Grassi proprio al Festival, "per la prima volta ha realizzato un Piano Nazionale per la riduzione del rischio frane e alluvioni, ha fatto approvare 1,3 miliardi di euro per i punti critici del Paese e ha stanziato 754 milioni di euro che attendono il visto della Corte dei Conti per confluire nelle casse di alcune regioni".

Capitolo tariffe. In Italia sono le "più basse d'Europa": in media 1,60 euro ogni mille litri, contro i 6,63 che si pagano a Copenhagen, i 5,70 a Berlino, i 4,20 euro a metro cubo che sostengono i parigini. Ma "consumiamo e sprechiamo più acqua di tutti i nostri vicini europei", mette in guardia il rapporto: circa 200 litri per abitante al giorno, contro una media europea inferiore ai 165. Senza contare il tasso di morosità, che nell'acqua è del 4,3%, contro un 1,2% delle bollette energetiche. Infine, le aggregazioni. Anche qui non mancano le criticità. Per il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti, ad esempio, "non è più tollerabile che, mentre la legislazione nazionale spinge in modo netto verso le aggregazioni, l'applicazione a livello locale si trasforma in leggi regionali che puntano esattamente all'opposto".

 

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