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Giornata disastri naturali, 19,3 milioni sfollati nel 2014

Ban Ki-moon, condividere le conoscenze indigene

13 ottobre, 10:42

di Laura Giannoni 
Le tempeste e le alluvioni che spazzano via interi insediamenti costieri, le ondate di calore e la siccità che mettono in pericolo la vita e i raccolti: le catastrofi naturali, spesso esacerbate dagli effetti del cambiamento climatico, minacciano l'uomo a ogni latitudine. Ma a pagare il prezzo degli eventi estremi - oltre 19 milioni gli sfollati nel mondo solo nel 2014 - sono spesso le comunità rurali dei Paesi poveri. Eppure sono queste comunità indigene, con le loro abitudini tramandate di padre in figlio, a custodire alcuni segreti per far fronte alle catastrofi. Tradizioni a cui l'Onu dedica quest'anno la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali che ricorre il 13 ottobre. Ricordata dal Papa nell'Angelus di domenica scorsa, in cui Francesco ha invitato ad avere più cura dell'ambiente, la Giornata istituita dalle Nazioni Unite celebra nel 2015 le conoscenze indigene e locali che sono da complemento alla scienza moderna per favorire la resilienza ai disastri naturali. Nel mondo sono 370 milioni, in 90 Paesi, le persone che si definiscono indigene. "Molte tradizioni, usi e costumi importanti sono custoditi in lingue che oggi rischiano di sparire", avverte l'Onu.

"In contesti rurali e urbani, le persone indigene hanno vulnerabilità ed esigenze uniche nella riduzione del rischio e nel recupero post-catastrofe, e allo stesso tempo hanno capacità e conoscenze altrettanto uniche". Dai ripari contro i cicloni delle isole di Vanuatu, nel Pacifico meridionale, ai rimedi anti-siccità usati dagli agricoltori del Camerun che immergono i semi di mais e fagioli prima della semina, "le conoscenze indigene sono indispensabili per molte società che cercano di vivere in armonia con la natura e di adattarsi ad eventi atmosferici distruttivi, all'innalzamento dei mari e a un Pianeta che si surriscalda", scrive il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. L'incremento degli eventi estremi è una delle conseguenze più evidenti e devastanti del cambiamento climatico. Solo l'anno scorso, ricorda l'Onu, i disastri naturali hanno causato 19,3 milioni di sfollati. Secondo il Centro di monitoraggio sugli sfollati (Idmc), dal 2008 al 2014 oltre 157 milioni di persone sono state costrette a spostarsi a causa di tempeste, alluvioni e terremoti. E il 2015 non promette bene. Stando all'Ufficio Onu per il Coordinamento degli affari umanitari, il fenomeno meteorologico El Niño nel Pacifico tropicale minaccia di essere implacabile come nel 1997-98, quando morirono almeno 23mila persone nei piccoli paesi insulari dell'area. Oltre 4 milioni di abitanti rischiano di restare senza cibo e acqua potabile.

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