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150 mln migranti fuggiti in 6 anni da eventi estremi
Idmc, rispetto il 1975 +60% probabilità di abbandonare la casa
12 ottobre, 10:50
Dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone sono state
costrette a spostarsi per eventi meteorologici estremi,
soprattutto per tempeste e alluvioni che, secondo l'Idmc
(Internal Displacement Monitoring Centre), hanno rappresentato
l'85% della cause della fuga, seguite dai terremoti. Oggi,
secondo l'Idmc, le persone hanno il 60% in più di probabilità di
dover abbandonare la propria casa di quanto non ne avessero nel
1975. I dati sono contenuti nel rapporto "Migrazioni e
cambiamento climatico" a cura di Cespi (Centro studi politica
internazionale), Focsiv (Federazione Organismi Cristiani di
Servizio Internazionale Volontario) e Wwf Italia diffuso in
vista della COP21 di Parigi, la conferenza mondiale sul clima in
agenda a dicembre.
Aumento delle temperature dell'aria e della superficie dei
mari, precipitazioni più frequenti e intense, innalzamento del
livello dei mari causato dalla fusione dei ghiacci, eventi
"regionali" come el Nino e monsoni asiatici stanno portando
all'intensificazione della competizione tra popolazioni, Stati e
imprese per il controllo e l'utilizzo delle risorse naturali che
potrebbe causare conflitti e provocare migrazioni forzate, si
ricorda nel rapporto.
Cinque le 'forme' di spostamento indicate nel report:
migrazioni internazionali; a carattere permanente e di
spostamento di interi nuclei familiari; sfollati interni e
profughi a livello internazionale a causa di calamità naturali
improvvise; ricollocazione di intere comunità per ridurre la
loro esposizione a grandi rischi naturali e climatici. Il
fenomeno migratorio è complesso e le cause sono interagenti (in
Siria questioni politiche si sono intrecciate con la più forte
siccità degli ultimi 40 anni), ma Cespi, Focsiv e Wwf Italia
chiedono alle istituzioni e propongono alla società civile una
riflessione sugli strumenti legali internazionali: affinché non
siano discriminanti verso le persone in difficoltà o che hanno
necessità di spostarsi, ma riconosca i diritti a chi fugge dai
sempre più frequenti disastri ambientali; occorre creare nuovi
regimi dei flussi a livello regionale fondati sul riconoscimento
dei diritti dei migranti, integrati nei piani di adattamento al
cambiamento climatico.
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