Lo strato nero di sporcizia depositato su monumenti, edifici, marciapiedi e altre superfici esterne delle nostre città non è causato solo dall'inquinamento atmosferico ma esso vi contribuisce in una sorta di circolo vizioso. Uno studio presentato all'American Chemical Society a Boston ha mostrato che la sporcizia che ricopre le superfici urbane, per effetto della luce naturale del sole, rilascia nell'aria composti di ossido di azoto in grado di formare smog.

La scoperta, spiegano i ricercatori, rovescia la nozione finora consolidata che i nitrati dello sporco urbano fossero in qualche modo "bloccati" sulla superficie ricoperta.

Gli scienziati hanno condotto studi sul campo, oltre che in laboratorio, con esperimenti a Lipsia in Germania e a Toronto in Canada. "La conoscenza attuale dell'inquinamento atmosferico non include anche il riciclo di ossidi di azoto e di altri potenziali componenti dalla superficie degli edifici", spiega James Donaldson, uno dei ricercatori. "Tuttavia - prosegue - in base ai nostri esprimenti sul campo, è proprio quello che succede".

La sporcizia urbana, sottolinea Donaldson, è una miscela di migliaia di composti chimici rilasciati nell'aria da automobili, fabbriche e una miriade di altre fonti. Tra questi ci sono gli ossidi di azoto, i cosiddetti composti organici volatili che contribuiscono allo smog. Finora gli scienziati hanno sostenuto che fossero inattivi se "intrappolati" come "strato sporco" su una superficie, ma Donaldson e i suoi colleghi dell'Università di Toronto hanno raccolto dati che contraddicono questa teoria.

Hanno scoperto che la luce del sole può innescare un procedimento chimico per cui riconverte i composti di azoto in forme attive e in grado di tornare nell'atmosfera.