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Descalzi,clima priorità ma non si può smettere con petrolio

Compagnie consapevoli problema, vogliamo essere parte soluzione

16 ottobre, 19:39

La lotta al cambiamento climatico è "una questione prioritaria", ma "non possiamo bloccare" la produzione di petrolio, "perché la domanda energetica è in aumento", soprattutto "nei Paesi in via di sviluppo". Lo ha dichiarato l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, durante una conferenza stampa a Parigi della Oil and gas climate initiative, un'iniziativa avviata da dieci compagnie petrolifere per agire in modo coordinato sulle questioni climatiche.

"Per il futuro, il binomio migliore è gas ed energie rinnovabili, ma ora siamo in una fase di transizione", ha spiegato, sottolineando che nel breve termine la priorità è "modificare il mix energetico", ed intervenire sulle fonti "più responsabili di inquinamento", a cominciare dal carbone. "In quest'ambito, non ci sono buone notizie per il petrolio o buone notizie per il gas, ma solo buone notizie per l'ambiente e il nostro futuro", ha chiosato.

"Stiamo cambiando il nostro atteggiamento, il messaggio che lanciamo è che siamo consapevoli del problema e che vogliamo essere parte della soluzione", ha aggiunto Descalzi, rimarcando che l'Oil and gas climate initiative "è riuscita a riunire dieci grandi compagnie petrolifere intorno a un tavolo" (Total, Bp, Shell, Statoil, Saudi Aramco, Reliance, Repsol, Bg Group e Pemex, oltre a Eni), e spera di riuscire a coinvolgere in futuro anche partner americani e cinesi. "Anche se non sono qui oggi, stiamo lavorando attivamente con le compagnie americane sul tema del cambiamento climatico", ha detto Descalzi, e "stiamo discutendo con delle compagnie cinesi. Sono ottimista".

Compagnie petrolifere, vogliamo essere parte soluzione
A poco più di un mese dall'inizio della Conferenza internazionale sul clima, i top manager delle dieci grandi compagnie petrolifere riunite nella Oil and gas climate initiative si sono dati appuntamento a Parigi per ribadire il loro impegno per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e lottare contro i cambiamenti climatici.

"L'iniziativa è ufficialmente nata alla fine dell'anno scorso a New York, oggi ci ritroviamo per presentare un primo rapporto, un bilancio", ha spiegato Bob Dudley, ceo di BP, illustrando i quattro elementi cruciali esaminati: "le cose che abbiamo già fatto, le cose che ancora possiamo fare", il modo in cui le aziende possono rendere conto dei loro progressi e le azioni di "stimolo ai decisori politici e a tutti gli altri stakeholder" del mercato energetico per farli agire sulla questione clima.

Intorno al tavolo ci sono soprattutto compagnie europee (la citata BP, Eni, Total, Shell, Bg Group, Repsol e Statoil), ma anche Saudi Aramco, l'indiana Reliance Industries e la messicana Pemex, "il 10% della produzione energetica mondiale e il 20% della produzione di petrolio e gas, uniti nell'impegno a voler essere parte della soluzione" del problema climatico. Ma mancano, come molti sottolineano, le grandi compagnie statunitensi: "La nostro al momento è un'organizzazione su base volontaria - ammette Dudley - ma mi aspetto che molte altre si uniscano al nostro gruppo".

L'accordo sugli intenti non implica però totale convergenza sui metodi. Divergenze d'opinione restano, per esempio, sul tema del 'carbon pricing', il prezzo delle emissioni di CO2. Ciò su cui c'è accordo è invece la necessità, come sottolineato dall'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, di "lavorare sul mix energetico", cercando prioritariamente di ridurre l'utilizzo del carbone, ma conducendo "la transizione in modo molto prudente, trovando un buon modello" e tenendo conto che "il bisogno di energia crescerà fortemente nei prossimi dieci anni".

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