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Dal Reno al Gange, città su delta di fiumi sono a rischio

Studio, in futuro pericoli anche nei Paesi ricchi

07 agosto, 23:42

 I rischi che corrono gli insediamenti urbani in prossimità dei delta dei fiumi sembrano per ora confinati ai Paesi in via di sviluppo. L'ultimo esempio è la Birmania, in questi giorni colpita da devastanti alluvioni, dove il presidente Thein Sein ha invitato la popolazione ad abbandonare l'area del delta del fiume Irrawaddy. Nei Paesi ricchi, invece, gli investimenti fatti per ridurre la vulnerabilità stanno proteggendo gli abitanti. In futuro, avvertono i ricercatori della City University londinese, i rischi potrebbero però riguardare tutti, a causa del cambiamento climatico e della degradazione risultante dalle attività umane.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, ha preso in esame 48 città costruite su delta dei fiumi in Europa, Americhe e Asia - dal Reno al Mississippi al Gange - dove al momento vivono oltre 340 milioni di persone. Gli studiosi hanno analizzato la variazione del rischio considerando il cedimento dei terreni, l'innalzamento degli oceani, le caratteristiche geofisiche e le capacità socioeconomiche di proteggersi. A fronte del cambiamento climatico che innalza il livello del mare, le aree dei delta stanno cambiando per mano dell'uomo, con le dighe che riducono il flusso di sedimenti, la rimozione delle zone umide che non possono accogliere le maree più alte, il drenaggio di acqua, gas e petrolio che abbassa il livello dei terreni. Se i Paesi più poveri saranno sempre i più vulnerabili, concludono gli esperti, i rischi cresceranno, tra le 4 e le 8 volte, anche nei Paesi ricchi. I pericoli spazieranno dal Rodano al Reno, dal Mississippi al Paranà, dal Fiume Azzurro al Menam.

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