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Mari Ue in cattiva salute, allarme Posidonia Mediterraneo

Pesano inquinamento, specie invasive, pesca e clima

06 luglio, 12:14

(di Chiara Spegni)

I mari europei sono inquinati e non godono di buona salute, a partire da Mediterraneo e Mar Nero. Il bilancio è dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea), secondo cui i nostri mari vengono sfruttati in maniera "insostenibile". Nel Mediterraneo in particolare i fari sono puntati sulle praterie di Posidonia, il polmone verde del Mare Nostrum, ancora in declino nonostante gli allarmi e che si tratti di una specie protetta. Secondo i dati raccolti, il 66% degli habitat e oltre la metà delle specie commerciali di pesci valutate nei mari europei, avverte l'Aea, non risultano in buone condizioni. In più non fanno che accumulare immondizia, specie plastica, e sostanze pericolose.

L'ambiente marino subisce l'impatto di cambiamenti climatici e attività umane, dalla pesca a trasporti, trivelle e simili per la produzione di energia, fertilizzanti agricoli, sostanze chimiche industriali e scarichi dei reflui, che finiscono in acqua. E poi, dal 2000 hanno subito 'l'invasione' di almeno 320 specie 'straniere'.

Il trasporto passeggeri marittimo rimane "un settore molto importante" per alcuni Paesi, in particolare Italia e Grecia, che contano ciascuna il 20% del totale a livello Ue. A questo va aggiunto che l'intensità del flusso di turisti nelle aree costiere è particolarmente significativo, ancora in Italia, oltre a Francia, Spagna e Croazia. "Dobbiamo rispettare i confini ecologici dei mari europei se vogliamo continuare a godere dei benefici che riceviamo" afferma il direttore esecutivo dell'Aea, Hans Bruyninckx, secondo cui questo "richiede allineare le nostre ambizioni politiche di una crescita economica con politiche che mirano ad assicurare mari in salute, puliti e produttivi".

Quanto al Mediterraneo, fra i mari europei è ancora quello "che ospita il più importante patrimonio di biodiversità" spiega Johnny Reker dell'Aea. "Habitat naturali come quelli formati dalla Posidonia però rimangono minacciati da più fronti, dalle specie invasive alla pesca" aggiunge Reker, secondo cui la sfida chiave per la regione del Mediterraneo rimane "l'accessibilità e la disponibilità di dati ambientali". "Per esempio, "il 68% delle catture di pesce della regione nel Mediterraneo e nel Mar Nero - racconta l'esperto dell'Aea - arriva da stock di pesce che non vengono monitorati, quindi le informazioni che mancano sono essenziali per assicurare un uso sostenibile delle nostre risorse naturali". Stando ai dati del rapporto Aea, le praterie di Posidonia oceanica, il polmone verde del Mare Nostrum attualmente in declino, da sole forniscono un servizio che si può conteggiare nel 4% del valore delle catture di specie di pesci commerciali e nel 6% del totale della pesca ricreativa, il che equivale rispettivamente a circa 78 milioni e 112 milioni di euro l'anno.

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