Oscar: 12 anni e Dallas, Usa fa i conti con passato
Grandi sconfitti American Hustle, Scorsese e il solito DiCaprio
03 marzo, 11:33di Francesco Gallo
ROMA - L'Italia con 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino torna a vincere dopo 15 anni l'Oscar (l'ultimo era stato Benigni) in una edizione, l'86/ma che ha visto, come da previsioni, la vittoria come miglior film di '12 anni schiavo'. Ovvero l'America che fa 'coming out' su schiavitù e razzismo raccontata da Steve McQueen senza nessuna concessione estetica. E tre Oscar vanno a 'Dallas Buyers Club' che racconta ancora di un America in qualche modo razzista, quella degli anni Ottanta nemica dei malati di Hiv, ovvero degli omosessuali. A portarsi a casa più statuette di tutti (ben sette) è stato però un film di fantascienza come 'Gravity' di Alfonso Cuaron. Grande sconfitta invece una commedia piena di brio come 'American Hustle' che aveva ben dieci candidature e non ha preso nulla. E nulla anche per 'The Wolf of Wall Street' di Martin Scorsese (aveva cinque candidature) con tanto di conferma di una maledizione dura a morire: quella di Leonardo DiCaprio, protagonista del film nel ruolo di un adrenalinico broker, che anche stavolta non ce l'ha fatta a vincere il premio come miglior attore.
E questo, dopo quattro tentativi. A DiCaprio si è invece preferita la performance anche fisica di Matthew McCounaghey che conquista con 'Dallas Buyers Club' di Jean-Marc Vallée la statuetta per il suo ruolo di Ron Woodroof, texano anche troppo etero, che si ammala di Hiv e che non ci sta a morire giovane e tantomeno a farsi curare dalla medicina ufficiale inutile e truffaldina. E, cosa ancora più rara, in questa 68/ma edizione degli Oscar il fatto che anche il miglior attore non protagonista va a Dallas Buyers Club ovvero a Jared Leto, attore, cantautore, musicista e regista statunitense. Per quanto riguarda 'Gravity', una sorta di thriller nel buio pesto dello spazio, fa incetta di premi, quasi tutti tecnici (scenografia, montaggio sonoro, sonoro, effetti visivi, fotografia e colonna sonora), ma si porta anche a casa il secondo premio per ordine di importanza quello della regia andato a Cuaron.
Una cosa non da poco perché un film di fantascienza non ha mai avuto tanto spazio all'Academy. Sul fronte femminile miglior attrice protagonista è la messicana Lupita Nyong'o, ovvero Patsey, la schiava più efficiente della piantagione di Epps oggetto della sua smodata passione erotica in 12 anni schiavo, mentre la nevrotica e psicolabile protagonista di Blue Jasmine di Woody Allen, ovvero Cate Blanchett, si prende la sua seconda statuetta come miglior protagonista (la prima la aveva ottenuta con Aviator). Tornando a questa edizione, una cosa è certa il premio per eccellenza del cinema, quello più blindato è anche il più prevedibile. Quasi tutte le previsioni delle agenzie di scommesse, almeno per i premi più importanti, si sono puntualmente rivelate giuste.