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Renzi,farò gigantesco piano riforme ma mai supino a Ue

No a vincoli astratti. Ed è ancora braccio di ferro con Barroso

22 marzo, 11:48
Renzi a Bruxelles
Renzi a Bruxelles
Renzi,farò gigantesco piano riforme ma mai supino a Ue

dell'inviata Cristina Ferrulli 

BRUXELLES - Né con l'elmetto éè con il cappello in mano. Stavolta non usa una metafora calcistica ma per Matteo Renzi,che anche oggi si cimenta in un braccio di ferro a distanza con Barroso, finisce con un pareggio la "prima" al consiglio europeo. Il premier ritorna a Roma, garantendo il rispetto degli impegni, fiscal compact incluso, ma non rinunciando a voler "invertire" la mentalità di un'Europa "solo di vincoli astratti".

Per aver la forza di cambiare, però, Renzi sa che deve arrivare al semestre realizzando il suo "gigantesco piano di riforme": per sostituire ai sorrisetti del presidente della Commissione e di Van Rompuy "i sorrisi degli italiani". Nega "rapporti conflittuali" con le istituzioni europee il presidente del consiglio ma non rinnega la sua idea di un'Europa che più che a parametri e tecnocrazie guardi alla crescita e ai cittadini. "Siamo l'Italia, questo atteggiamento subalterno e supino di venire in Europa con il cappello in mano io non ce l'avrò mai", scandisce Renzi con una frase che è uno slogan: "saremo profondamente europei essendo orgogliosamente italiani".

Dopo il botta e risposta di ieri con il presidente della commissione Josè Manuel Barroso, che "è una commissione ma non di esame", rincara oggi Renzi, incontra di primo mattino, arrivando pure in anticipo, l'altro custode del rigore europeo: il presidente del consiglio Ue Herman Van Rompuy. Al centro il jobs act ed il piano di riforme del governo italiano che, come spiegherà il premier, "sono state il punto centrale degli incontri europei". D'altra parte, sulla tesi "più pil, meno debito", il leader Pd non sembra aver convinto Barroso che, al termine del consiglio, avverte che "se c'è un paese che vuole cambiare le regole della governance economica può proporlo e vedere se passa ma credo che non sia questo il cammino".

Ma Renzi non ha intenzione, almeno per ora, di mettere in discussione i vincoli. La battaglia sarà su un nuovo approccio verso l'Europa perchè il dibattito non si può esaurire "tra chi vuole uscire dall'euro, e per andare dove, e chi sostiene che l'Europa è un sistema di regole". E avverrà a partire dal semestre Ue. Se, è consapevole il premier, l'Italia avrà dimostrato prima di aver cambiato sè stessa. Sfruttando una "ripresa modesta ma in atto", dice il capo del governo facendo sue le parole di Mario Draghi al consiglio Ue, l'obiettivo è rilanciare la "fiducia" essenziale, dal suo punto di vista, per rimettere in moto lo sviluppo.

Si parte dagli 80 euro in busta paga a un milione di lavoratori, che, assicura il premier, non entreranno in una tasca per uscire dall'altra, magari tagliando le pensioni. Il contributo pensionistico è uno dei punti del piano del commissario Carlo Cottarelli che non "convince molto" Renzi. Che considera gli obiettivi di Mister Forbice solo "un buon punto di partenza". Infatti "per far sorridere le famiglie italiane", il premier punta a "far pagare chi finora non ha pagato": la politica, a partire dalla riforma del Senato, pronta "entro marzo", con una mannaia su istituzioni che negli anni sono diventate "un pedaggio". "Bisogna tagliare di più finchè non ci tagliano loro", afferma Renzi consapevole delle molte resistenze. All'ad di Ferrovie Mauro Moretti, critico verso la riduzione degli stipendi dei manager pubblici, fa sapere che se ne farà una ragione: "Confermo l'intenzione". E' nella pubblica amministrazione che il premier vuole tagliare "di più e meglio": troppe "sacche di spreco". Basti pensare, è l'esempio, che nella polizia il personale amministrativo "è tre volte quello di Israele". Colpire sprechi e inefficienze per trovare le risorse da indicare, entro il 10 aprile, nel Def. E avviare, con le riforme in fieri, la campagna per le europee che, esclude il leader Pd chiudendo una querelle subito esplosa nel Pd, non avrà il suo nome sul simbolo del partito.

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