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Renzi a consiglio Ue,ok a 3% ma è anacronistico

Premier, riforme entro semestre; Ue non faccia pulci ma cambi

20 marzo, 11:47
Matteo Renzi al Senato
Matteo Renzi al Senato
Renzi a consiglio Ue,ok a 3% ma è anacronistico

di Cristina Ferrulli

ROMA - Nessuna ansia da prestazione per Matteo Renzi, a Bruxelles per il consiglio europeo. Il premier, che ha incassato il via libera delle Camere (al Senato con un surplus di 22 voti rispetto alla sua maggioranza) arriva al summit dei 28 con una pacchetto di misure dalle "scadenze certe" e con "coperture molto ampie" che non mettono a rischio il tetto del 3 per cento che, comunque, per Renzi resta "oggettivamente anacronistico". Perciò il premier non cercherà in Europa "bollinature" né teme un'Europa che "ci fa le pulci" perché - dice - "siamo tutti sulla stessa barca": una Ue "in difficoltà" che o cambia o è a "forte" rischio di restare vittima degli euroscettici.

Renzi affronta in Aula la diffidenza di alcuni partiti sulla capacità del governo di realizzare il piano annunciato. E fa allenamento in vista del primo confronto con i paesi europei su temi cruciali come la competitività industriale, l'energia e il clima. Pronto al confronto tanto nel Parlamento italiano quanto in Europa ma deciso, alla fine, a tirare lui le fila e a prendere le decisioni, senza farsi dettare l'agenda. Vale per la spending review: "La presenteremo alle Camere, Cottarelli ci ha fatto un elenco ma toccherà a noi decidere", chiarisce con una metafora di economia famigliare dove sono "papà e mamma a decidere cosa tagliare e cosa no". E vale per l'altra riforma, quella del lavoro, che sta incontrando resistenze di partiti e forze sociali: "Finora si è fallito, la disoccupazione è a livelli atroci ma la riforma è necessaria, non un argomento a piacere, abbiamo fatto un ddl delega per discuterne ma in tempi certi".

Il presidente del consiglio è pronto a "rischiare il tutto e per tutto" pur di non mancare gli impegni e non cedere alla tentazione di dare la colpa agli altri. Perchè, come dice Renzi concordando con l'ex ministro Giulio Tremonti, "non e' stata la burocrazia europea ma la politica, anche nazionale, a ritirarsi". Se le riforme avranno la prova del budino a breve "visto che abbiamo messo le scadenze", rassicura, sulle coperture il premier ostenta la massima serenità al punto da definire "possibile, eventuale" anche l'uso del margine di flessibilità dal 2,6 al 3 per cento del deficit. "Le coperture sono molto ampie, molto più ampie rispetto all'impegno fiscale, vi rassicuro e lo potrete verificare nelle prossime settimane", dice ai parlamentari ma, indirettamente, anche alla puntigliosa commissione Ue. Anche perchè, come andrà a dire domani all'Europa, non è vero che l'Italia non ha fatto negli ultimi anni passi avanti: certo il debito pubblico resta "una zavorra" ma il rapporto debito/pil cresce perchè davanti alla crescita c'e' un segno meno in modo drammatico e inoltre siamo uno dei principali contribuenti dell'Ue".

Ma dalla riuscita delle riforme, non misure "elettorali", assicura Renzi, dipende l'altra parte della scommessa del premier italiano: cambiare l'Europa, farla uscire dalla rappresentazione "burocratica e tecnocratica" e avvicinarla ai cittadini. Una battaglia che il premier vuole fare "insieme" e alla pari con i partner europei. Contro nemici chiari a tutti: le forze euroscettiche e i populismi. E oggi, in Aula, nel mirino del premier sono finiti la Lega, "nazionalista a giorni alterni come le targhe" e M5S che, punge l'ex sindaco, "ha un bisogno costante di intervenire contro il Pd quasi a creare un rapporto ancestrale, il bisogno psicologico di avere una relazione". Mentre la lista Tsipras, ironizza rivolto a Sel, non si è inventata niente con lo slogan "un'altra Europa" coniato in realtà da Francois Hollande.

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