Spending review: rischio 6 mld 2015; Renzi,decidiamo noi
Il commissario alla spending review ha presentato la sua ricetta, 5 mld di tagli in 8 mesi
20 marzo, 16:05Sulla spending review "toccherà a noi decidere". Non poteva essere più chiaro Matteo Renzi per richiamare a sé le scelte sui tagli e i risparmi di spesa, dopo le polemiche su quello che lui stesso ha definito solo "l'elenco" messo a punto dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli.
Proprio da quel lungo elenco di voci, emergono però chiaramente anche delle "criticità". La più eclatante è che i risparmi raggiungibili al 2016 potrebbero "non essere tutti disponibili per il taglio della tassazione". Molte risorse sono infatti già impegnate, non solo per evitare tagli lineari e aumenti delle tasse ma anche per spese sottostimate. Si tratta in pratica delle cosiddette "spese indifferibili", come quelle per l'autotrasporto o le missioni all'estero, che vengono puntualmente rifinanziate alla fine di ogni anno, ma che - a politiche invariate e a parità di obiettivi di deficit - ammontano a 6 miliardi a partire dall'anno prossimo.
Considerando dunque anche le somme destinate ad evitare i tagli lineari e l'aumento delle aliquote abbinato ad una riduzione delle detrazioni, le risorse della spending già ipotecate a legislazione vigente ammontano a 10,4 miliardi l'anno prossimo (su un obiettivo indicato da Cottarelli in 18,1 miliardi) e a 14,8 miliardi nel 2016 (sugli oltre 34 miliardi del piano del commissario). In ogni caso le cifre non mettono in discussione per gli anni a venire la copertura del taglio del cuneo. Ed anche per quest'anno, come evidenziato chiaramente da Renzi, il taglio della pressione fiscale "a doppia cifra, dieci miliardi, deriva da un margine ampio" di copertura.
Il dossier Cottarelli è effettivamente sufficientemente vasto da prevedere delle scelte. La scure si abbatte non solo infatti su statali e pensioni, elementi che più hanno suscitato le reazioni della politica e dei sindacati. A finire nelle slide del commissario sono anche i cosiddetti enti inutili, il Cnel, l'Ice, ma anche l'Aran, l'Isfol, l'Autorità di controllo dei contratti pubblici e l'Enit. E in qualche modo si ipotizza, su suggerimento del ministero dei Trasporti, anche una riforma dell'Aci e della Motorizzazione civile.
Intanto si rafforzano progressivamente le critiche. La leader della Cgil Susanna Camusso lamenta un ritorno alla "vecchia logica dei tagli lineari". Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, si dice "sconcertato" da come le informazioni siano state date in pasto all'opinione pubblica e chiede l'apertura di un confronto. Da Forza Italia con Renato Brunetta, che parla di metodo ignobile, fino a Sel con Nichi Vendola, che denuncia tagli "alla greca", il coro della bocciatura delle proposte passa del resto anche per i democratici Rosy Bindi e Cesare Damiano.
Il nodo statali - Rinnovo dei contratti del pubblico impiego, fermi dal 2009 che hanno già prodotto risparmi per nove miliardi di euro. No agli esuberi (85 mila quelli ipotizzati nelle slide del commissario alla spending review Cottarelli, ma su cui tutto è ancora da decidere), no al blocco del turnover. Ma una riforma che riqualifichi la Pubblica amministrazione e valorizzi i suoi lavoratori. Questi i temi messi sul tavolo dai sindacati, nel primo giro di incontri con il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Primi faccia a faccia informali ma i sindacati chiedono l'apertura di un tavolo negoziale vero e proprio, perché le decisioni non siano "unilaterali". Basta con "questo gioco al massacro", avverte il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, "abbiamo già perso 350 mila dipendenti pubblici. Ora il Governo si sieda con noi e discuta". E il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori riferisce che Madia avrebbe sottolineato come "il proponimento del governo sia creare occupazione e non bloccare il turnover, che il ministro ritiene sbagliato". Dettori fa anche sapere che entro la prima settimana di aprile dovrebbe tenersi il tavolo.