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Cagliari, Cellino sentito dal pm

Presunta evasione su 3 acquisti

25 marzo, 16:40
Cellino, non sono un disonesto
Cellino, non sono un disonesto
Cagliari, Cellino sentito dal pm

 È durato poco più di mezz'ora l'interrogatorio del presidente del Cagliari Massimo Cellino davanti al pm Andrea Massidda. Il patron aveva chiesto di essere sentito in merito all'indagine per la presunta evasione fiscale sulla compravendita dei tre ex giocatori del Cagliari Suazo, Alvarez e Bizera. L'inchiesta era nata da un accertamento dell'Agenzia delle Entrate sull'anno 2007. Il pm ha già fatto cadere l'ipotesi di reato in merito a Suazo, restano da chiarire le cessioni di Alvarez e Bizera.

Cellino a Guardian, non sono disonesto, farò ricorso  - Massimo Cellino non ci sta a passare per "disonesto", come da motivazione della Football Association che gli ha negato l'idoneità all'acquisto del Leeds, e per questo motivo presenterà appello. Il patron del Cagliari ha spiegato le motivazioni del ricorso, già inviato agli organi competenti, in un'intervista rilasciata al quotidiano britannico Guardian nella quale ha sfogato tutta la sua amarezza e delusione. "Non sono un disonesto - le parole di Cellino -. Sarei uno stupido se avessi fatto quello di cui mi accusano. Perché avrei dovuto farlo?", si chiede l'imprenditore italiano con riferimento all'Iva non pagata su un'imbarcazione che gli è costata una sanzione amministrativa di 600mila euro. "In Italia c'è una giustizia differente, preferisco quella inglese ma purtroppo vivo in Italia - ha continuato Cellino -. Ho pagato milioni e milioni nei club e invece la corte ha stabilito che avrei frodato il fisco per pochi soldi. Non ha senso, potrei ripagare tutto domani. Non sono un farabutto disonesto, se ho sbagliato non l'ho fatto di proposito. Sono scioccato, vorrei scomparire, mi vergogno di me stesso, non potete immaginare". Dopo un'attesa di due mesi, il takeover già completato il primo febbraio pare dunque saltato. E Cellino non si dà pace: "Non ho fatto nulla di male al Leeds, a nessuno, anzi volevo fare qualcosa di buono. Mi sento così che quasi mi butterei giù dalla finestra. Perché hanno aspettato due mesi in attesa della sentenza della corte italiana? Avrei potuto posticipare quel processo di uno o due anni se solo avessi voluto".

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