Il sistema di gestione dei rifiuti
tessili urbani rischia di bloccarsi mettendo a rischio
cooperative della raccolta, aziende della selezione e posti di
lavoro, con un peggioramento delle prestazioni ambientali nella
gestione di questi scarti proprio nel momento in cui a livello
europeo e nazionale si compiono sforzi importanti per
migliorarle.
L'allarme è stato lanciato da Unirau (associazione delle
aziende e delle cooperative che svolgono le attività di
raccolta, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei
rifiuti urbani) e Ariu (associazione recuperatori indumenti
usati) nel corso del Green Med Expo & Symposium, l'evento
dedicato ai temi green e alla circular economy in programma a
Napoli, insieme alla richiesta di un incontro urgente con la
direzione Economia circolare del Mase.
Le due associazioni spiegano che la gestione di questa
filiera è a rischio da un lato per le crisi economiche causate
dalle guerre che funestano mercati che da decenni acquistano
abbigliamento usato come l'Ucraina e l'Est in generale, il Nord
Africa, il Libano e l'Africa sub Sahariana e dall'altro per la
crescente tendenza delle norme europee e di conseguenza delle
dogane a frenare le esportazioni di rifiuti e di prodotti usati
di fascia bassa.
"Se il legislatore europeo decide di bloccare le esportazioni
della frazione riusabile meno qualitativa verso mercati nei
quali andrebbe comunque in competizione con fast fashion
scadente, in assenza di impianti per il riciclo o per la
trasformazione energetica di queste frazioni, l'equilibrio salta
e la raccolta rischia di fermarsi" avvertono le due
associazioni. Grossi quantitativi di rifiuti tessili, spiegano,
"finirebbero in discarica o termovalorizzatore con forti aumenti
dei costi di gestione delle aziende della selezione che non
potrebbero più pagare le raccolte alle cooperative, che a questo
punto non avrebbero più le risorse per pagare i costi del
servizio e tantomeno le royalties ai Comuni".
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