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VIDEO: L'orrore dei sub, corpi uno sull'altro

Sub lavorano a recupero corpi da relitto 05 ottobre, 13:33

dell'inviato Matteo Guidelli

"Vuoi saperlo davvero che c'è là sotto? C'è l'orrore. Ci sono decine di corpi, forse centinaia. Stanno uno sull'altro, ammassati e incastrati. I più fortunati sono quelli che sono morti per primi". Perché? "Perché gli altri quando hanno capito che stavano morendo, hanno tentato di fuggire e si sono schiacciati uno con l'altro, rimanendo bloccati nella stiva". Rocco cerca di scacciare l'immagine che da ieri lo tormenta, mentre guarda fisso davanti a sé.

È arrivato a Lampedusa sei anni fa, da Parma: ma il blu unico di questo pezzo di Mediterraneo l'ha ipnotizzato e non è più tornato indietro. "E' blu anche a 47 metri, questo mare. Si vede tutto, benissimo. Anche ieri si vedeva alla perfezione. E quello che ho visto non lo dimenticherò mai". Rocco Canell è un sub, ha un diving sull'isola. Ieri pomeriggio, quando il sonar del peschereccio 'Graziella' ha individuato il relitto, è stato il primo ad immergersi. E a scoprire l'orrore. "Il primo morto l'ho visto sulla sabbia, a faccia in giù accanto alla prua del peschereccio. Ho spostato lo sguardo e ne ho visti altri due. Là fuori ce ne sono almeno venti.

Alcuni sono senza maglietta, altri no, sembra che stiano dormendo". Ma non è così e Rocco lo sa bene: nella stiva è pieno di cadaveri senza nome, disperati alla ricerca di una speranza e morti come topi in gabbia. Il relitto è tutto bianco e se ne sta appoggiato sulla fiancata di dritta. "E' affondato in assetto di navigazione, non si è ribaltato. E' probabile che quando hanno visto le fiamme quei poveracci si sono spostati tutti da un lato e la barca ha iniziato a imbarcare acqua. E' andata giù in pochi istanti". Ma nonostante stesse per affondare, quel pezzo di legno marcio era per alcuni di loro pur sempre l'unica speranza di salvezza. "Molti non sapevano nuotare. Ne ho visti due attaccati al bordo della barca, sono morti così". E sono i fortunati. Rocco misura le parole, ma non ce ne sono di utili per addolcire la strage.

"Si vedono corpi tutti incastrati, uno sull'altro. Sembrano dei massi, ce ne sono sulla coperta e all'ingresso della stiva. E' come assistere ad scena di un film dell'orrore". Immagini che anche gli altri sub si portano appresso.

"Sono stipati uno sull'altro - racconta un vigile del fuoco che si è immerso prima che sospendessero le ricerche - stanno tutti ammassati verso l'uscita". Simone D'Ippolito, un altro sommozzatore di Lampedusa, la racconta così: "una scena agghiacciante, difficile da spiegare. E' pieno di cadaveri, ce ne sono almeno un centinaio. Molte sono donne".

Sul relitto non ci sono tracce d'incendio: le macchie scure che si vedono nelle riprese subacquee sono corpi di migranti. "Il peschereccio è intatto - è il ricordo di Rocco - non ha preso fuoco. Hanno recuperato decine di coperte imbevute di benzina, o olio, ma il barcone non è bruciato".

Se non si fossero spostati per la paura, quindi, il peschereccio non sarebbe affondato? "Nessuno lo saprà mai. Quel che sappiamo tutti è che è andato giù con centinaia di uomini e donne". Stipati come sardine in scatola, come oggetti in un armadio dimenticato. Nella vita e nella morte. 

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