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La copertina del libro

Il colpo di stato di banche e governi

di Luciano Gallino

di Francesco De Filippo

Forse non è vero che dietro la crisi ci sia un complotto, un colpo di Stato di banche e governi in senso tecnico, alla Malaparte, ma le conseguenze della GCG, Grande Crisi Globale, frutto delle politiche ultraliberiste, cominciata nel 2007 e che nel 2014 ancora sconvolge il mondo, sono palesi. L'economista Luciano Gallino non le elenca ma è facile desumerle dal suo saggio. Sono più o meno queste: 50 milioni di disoccupati tra Usa ed Ue; 50/60 trilioni di dollari (pari quasi al Pil del mondo) di titoli e valore di immobili evaporati nei primissimi anni della crisi; altissimo prezzo sociale (vedi la Grecia); polarizzazione della ricchezza con ricchi sempre più pochi e più ricchi (si calcola che i benestanti nel mondo siano 29 milioni, lo 0,6% della popolazione, che detengono il 39% della ricchezza, quasi 88 trilioni, cioè 88mila miliardi di dollari) e poveri sempre di più e più poveri; ridimensionamento degli insegnamenti umanistici. Alcune centinaia di migliaia di persone nel mondo hanno peggiorato, quando non distrutto, la vita di decine di milioni di cittadini.

Un sistema nel quale, ad eccezione di pochi (come Bernie Madoff e gruppi finanziari sanzionati), i responsabili non hanno pagato, anzi, i bonus dei grandi manager si sono moltiplicati. E sulla crisi la speculazione continua. In aggiunta è stato inoculato nel tessuto sociale un senso di colpa: l'idea che la crisi sia il risultato di una generazione vissuta al di sopra delle proprie possibilità, facendo passare anche il welfare state, lo stato sociale, come un fasto. Di fronte al disastro, i governi sono intervenuti in aiuto dei gruppi finanziari con iniezioni di immense somme di denaro. Un' operazione il cui prezzo è addossato, appunto, ai lavoratori, e il cui esito potrebbe non essere quello che si auspica. "C'è il rischio di una nuova crisi e stavolta ben più grave di quella in corso", sostiene Gallino intervistato dall' ANSA. Ma i governi potevano mai non soccorrere le banche? "Le conseguenze in molti casi sarebbero state rovinose, ma il problema è che in cambio di miliardi di euro o dollari di aiuti non è stato preteso nulla in cambio, norme bancarie, regole miranti a frenare la speculazione. Oggi, a distanza di sei anni dall'inizio della crisi, si registrano modestissimi tentativi di riforma". Con un paradosso: "I governi hanno contribuito al rafforzamento del sistema finanziario, quello che è responsabile della crisi".

Dunque le realtà "too big to fail" sono cresciute ancora raggiungendo volumi di affari pari al pil di paesi come la Francia e, "in caso di nuova crisi, saranno troppo grandi per essere soccorse". Il saggio di Gallino ha qualche eccesso, ma la sua impietosa analisi è finalmente chiara e divulgativa spiegando per tutti cosa sta accadendo da anni nel mondo occidentale. Non si è trattato di una "espropriazione" della ricchezza dei lavoratori, come dice l'economista, ma è stato un fenomeno che gli somiglia molto.

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