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'Io ci sarò' di Kyung-Sook Shi

'Io ci saro'

Di Kyung-Sook Shi

di Paolo Petroni

"Era la prima volta che mi chiamava, dopo otto anni'', una voce, un uomo che arriva dal passato, per annunciare alla protagonista e io narrante che il professor Yun sta male, sta morendo. Inizia così il nuovo romanzo, cui è andato il Man Asian Literary Prize, il più prestigioso del mondo asiatico, dell'autrice di "Prenditi cura di lei", un grande successo in Italia e nel mondo che ci fa conoscere meglio la letteratura coreana d'oggi, di cui era noto sin'ora solo il nome di Mo Yan.

Siamo a casa della scrittrice Jeong Yun. Il suo fidanzato dei tempi del liceo la chiama per avvisarla che il professor, il loro adorato maestro, è in fin di vita. In un istante Chong Yun sente il passato che ritorna con le emozioni del periodo più intenso, traumatico ed eccitante che abbia mai vissuto. Nasce da quei ricordi, dai sentimenti di rimorso e assenza, di nostalgia e solitudine, questo racconto interessante e coinvolgente degli anni di drastico cambiamento della società coreana, fatti rivivere attraverso le vicissitudini e i sogni di quattro giovani studenti.

L'uomo le chiede di vedersi, ma lei replica di star bene da sola e comincia pensare, concludendo: ''Sebbene sapessi che sarei dovuta andare in ospedale, non riuscii ad alzarmi dalla sedia'' e rimane a controllare la propria scrivania, pensando ''riordinare la scrivania mi fa pensare sempre alla morte'', tanto è vero che ricorda quella volta e, uscendo, torna indietro per rispostare tutto. E' in questi rimandi, riflessioni e sottigliezza la forza del raccontare di Kyung-Sook che ha una sua aria di mistero quotidiano, dell'esistenza, tutta orientale pur nel modo delicato di affrontare l'impossibilità di un amore, l'incomprensibilità del mondo e della storia, specie nella Seul degli anni '80.

L'idea della morte sciocca, ogni volta che la coglie, Jeong.

Ma questa volta l'onda dei ricordi la investe in piena. Anni addietro quattro studenti di Seoul avevano condiviso uno dei momenti di maggiore travaglio politico della Corea. Per affrontare le difficoltà di un'intera generazione si erano legati l'uno all'altra, scoprendo l'amore e l'amicizia, condividendo le difficoltà, i sogni, le letture. A mostrargli la strada c'era il professor Yun, che racconta loro una leggenda, quella di San Cristoforo che attraversa di notte un fiume in piena con Cristo sulle spalle. Il professore li incoraggia a rischiare, a sostenersi a vicenda nella lotta. I quattro ragazzi fanno proprio un motto coniato per i momenti di difficoltà: Io ci sarò, ma gli eventi li metteranno seriamente alla prova.

Verrà il giorno in cui la ragazza, malmenata durante una manifestazione dalla polizia, si chiede se le cose abbiano un senso, se la lotta porterà a qualcosa, se si può ancora credere in qualche promessa e nei propri sogni. Tnat, innamorato di lei senza essere ricambiato, uno dei quattro amici, si arruola nell’esercito e muore in circostanze misteriose. La giovane Mi-ru si trasferisce in una casa di campagna e si lascia sopraffare dal dolore per la scomparsa della sorella. Ai due rimasti non resta che contrastare lo sgomento della perdita degli amici e affidarsi al loro amore, che però non durerà per sempre. Quando si risentono sono passati appunto otto anni dall'ultima volta che si sono visti e il suo vecchio fidanzato ha viaggiato per il mondo come fotografo, lei ha scoperto e realizzato la propria creatività, ma è chiaro che il loro passato non è mai passato davvero e ancora vive nel loro presente, ha segnato le loro esistenze.

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