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Possibile ricavare impronte dall'avorio con nuove polveri

Tecnica sperimentata a Londra come strumento anti-bracconaggio

02 novembre, 14:49

 La lotta al bracconaggio potrebbe presto avvalersi della possibilità di ricavare impronte digitali dall'avorio per individuare i responsabili del crimine. A testare tecniche innovative è un team di scienziati londinesi: le loro scoperte, illustrate sulla rivista Science and justice, potrebbero ampliare l'uso delle rilevazioni di impronte per contribuire a identificare più facilmente i bracconieri in aree del mondo con alti livelli di crimini legati all'avorio e all'uccisione di animali a rischio, in primis gli elefanti.

Per la sua porosità e per le increspature in superficie, l'avorio è stato sempre considerato un materiale molto difficile da cui prendere le impronte con le tecniche tradizionalmente in uso. Metodi che finora non sono stati efficaci nei casi di sequestri di avorio illegalmente ottenuto. Tuttavia, spiegano i ricercatori dei King's College e University College di Londra - che hanno collaborato con esperti forensi della Metropolitan Police -, le carte in tavola potrebbero cambiare grazie a nuove polveri, più sofisticate, usate negli ultimi anni per la rilevazione di impronte. Si tratta di polveri composte da particelle ancora più piccole che aderiscono meglio ai materiali e ai residui di impronte.

Gli scienziati hanno testato per la prima volta tre tipi di polveri (due nuove e una tradizionale) su altrettante zanne di elefante sequestrate scoprendo che le polveri più recenti hanno permesso di estrapolare dall'avorio dettagli più chiari delle impronte digitali. I risultati sono migliori se effettuati entro 7 giorni da quando vengono lasciate le impronte, ma danno risultati anche entro 28 giorni. Le nuove tecniche, suggeriscono i ricercatori, potrebbero rivelarsi maggiormente efficaci nei Paesi d'origine dell'avorio e possono essere applicate non solo alle zanne di elefante ma anche ai corni di rinoceronte e ai denti di ippopotamo e capodoglio.

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