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Polvere di diamante contro la 'febbre' del pianeta

La proposta di un gruppo di esperti del clima

03 novembre, 15:22
Spruzzare polvere di diamante nell'atmosfera potrebbe aiutare ad abbassare la 'febbre' del Pianeta (fonte: NASA) Spruzzare polvere di diamante nell'atmosfera potrebbe aiutare ad abbassare la 'febbre' del Pianeta (fonte: NASA)

Spruzzare polvere di diamante in atmosfera per riflettere i raggi del Sole e abbassare la 'febbre' del Pianeta: è l'idea futuristica lanciata da un gruppo di esperti del clima dell'Università di Harvard in uno studio pubblicato sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics.

Secondo i calcoli dei ricercatori, le preziose nanoparticelle di diamante sarebbero molto più efficaci e rispettose dell'ambiente rispetto ai famosi aerosol di solfati, da anni al centro del dibattito scientifico sul riscaldamento globale. Questi gas, che dovrebbero indurre un abbassamento delle temperature mimando gli effetti di un'eruzione vulcanica, rischierebbero infatti di scatenare una serie di pericolosi effetti collaterali: innanzitutto potrebbero reagire con altre sostanze presenti in atmosfera, producendo acido solforico che danneggia lo strato di ozono intorno alla Terra; poi, assorbendo la luce a particolari lunghezze d'onda, potrebbero far surriscaldare gli strati più bassi dell'atmosfera, alterando la circolazione dei venti e il clima; infine, i solfati potrebbero diffondere la luce sulla superficie terrestre, aumentando la crescita delle piante e riducendo la produttività dei pannelli solari.

Per superare questi problemi, i ricercatori scommettono sull'utilizzo di due particolari tipi di nanoparticelle solide: quelle fatte di ossido di alluminio, che avrebbero lo stesso effetto raffreddante dei solfati, e quelle fatte con diamanti sintetici, che invece sarebbero più efficaci del 50%.

Salvare il Pianeta in questo caso, costerebbe davvero caro: se si considera che oggi la polvere di diamante sintetico viene pagata circa 100 dollari al chilo, per raffreddare l'intero Pianeta si dovrebbe fronteggiare un conto decisamente salato, dell'ordine dei miliardi di dollari ogni anno. I ricercatori dicono che è ancora prematuro fare questi calcoli, e per il momento concentrano la loro attenzione sulle nanoparticelle di ossido di alluminio, più semplici da produrre e più studiate sotto l'aspetto della stabilità chimica e della sicurezza.

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