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Calabresi, la giustizia è un sollievo che ti permette di vivere

Calabresi, la giustizia è un sollievo che ti permette di vivere

Il giornalista a Torino per 'Giornate legalità' con Cartabia

TORINO, 10 ottobre 2024, 16:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La giustizia come "un sollievo", come qualcosa che "ti permette di vivere guardando avanti e di non continuare a voltarti indietro". Ha portato la sua storia personale Mario Calabresi stamani a Torino, nell'incontro che ha aperto la prima delle 'Giornate della legalità' (in programma fino al 13 ottobre) promosse dalla Città insieme a Fondazione per la cultura. Il giornalista, intervenuto davanti ai circa 700 studenti che hanno popolato l'aula magna del Palagiustizia, ha rievocato l'omicidio del padre, il commissario di polizia Luigi Calabresi ucciso nel 1972, e il caso giudiziario che ne è seguito, per spiegare quale è, per la sua esperienza, il "senso" che si può attribuire al concetto di giustizia.
    "Quando ero piccolo - ha raccontato - chiedevo spesso alla mamma 'chi ha sparato a papà?'. Da studente marinavo la scuola per andare in biblioteca a sfogliare i vecchi giornali. L'idea di non sapere non mi dava pace. Il processo è stato il più lungo della storia d'Italia: cominciò che dovevo dare la maturità e terminò che ero diventato padre. Ma ciò che interessava era che qualcuno si stesse occupando del caso, del nostro caso. E anche dopo così tanto tempo, arrivare semplicemente a capire come era andata in quel lontano giorno del 1972 è stato un sollievo. Una riparazione. Una verità che ci permetteva di cominciare a vivere senza voltarci indietro. E di non sentirci soli".
    Insieme a Calabresi è intervenuta Marta Cartabia, giurista, ex ministro della giustizia: "L'ingiustizia - ha spiegato agli studenti - rovina le vite. Fa sanguinare i cuori delle persone e procura un dolore incontenibile anche quando, in apparenza, è il prodotto di fatti che potrebbero essere considerati meno gravi di altri. Pensate a una minaccia, o al bullismo: pensate a chi ne è vittima e si spaventa, si turba, si chiude in casa per paura. L'ingiustizia ferisce e la giustizia deve cercare di guarire. E a questo vale la pena di dedicare la propria vita".
   
   

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